Progetto Logos

Limba, Muda e Ideatica.

Il filo conduttore delle mie opere inizia  da una riflessione su come alcuni termini della lingua sarda abbiano, seppur in parte, accompagnato la mia vita.

Nascono dall’esigenza di esprimere quanto le parole possano originare dei segni in alcune parti del corpo.

La prima opera rappresenta Limba, in italiano lingua, é il nostro organo che ci permette di mangiare e identificare i sapori, ma anche di articolare le parole e di comunicare verbalmente.

Limba rappresenta la lingua sarda che fa parte della mia cultura e ho voluto raffigurarla come un albero che pone le sue radici nel petto, passando per la gola fino al cervello, proprio come espressione della lingua sarda che ha radici profonde nella mia storia socio-culturale.

Durante la mia infanzia sentivo pronunciare la parola “limbuda” per dire linguacciuta e veniva utilizzata in modo dispregiativo, ad esempio quando si parlava di qualcosa di proibito per il tempo. Da qui infatti, si ricollega la mia seconda opera Muda. Questa é una parola utilizzata per dire di stare zitta, perché una delle cose che faceva e tuttora genera timore é una donna che parla. “Muda” infatti nasce da una mano che stringe la gola e impedisce di emettere anche un solo suono, proprio come la sensazione di un nodo alla gola.

In alcuni contesti, la donna che prende parola o che esprime delle idee personali non conformi alla società é definita una ribelle o anche “un’ideatica”. Ed é proprio quest’ultima parola che caratterizza la mia terza opera.

Ideatica si sviluppa in un insieme di fili connessi che dal cuore raggiungono il cervello e prendono forma in tante isole di idee, estrose stravaganti e libere.

É il mio modo di uscire da uno stato di silenzio (muda) per fare rumore, di essere ribelle e non conforme a quei modi, di poter esprimere quello che sento attraverso le mie opere.

Il mio rumore si esprime ricamando e incidendo su delle lastre di corpi umani, generando solchi indelebili per imprimere con libertà la mia parola, la mia limba.